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2 dicembre 2009

Dall’ultima lettera di Zuckerberg agli utenti di Facebook

Filed under: Internet — Luca Rosati @ 16:57
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Mark Zuckerberg«A tutti gli utenti di Facebook: questo è stato un grande anno, che ha reso il mondo più aperto e connesso. Grazie al vostro aiuto, oltre 350 milioni di persone in tutto il mondo usano oggi Facebook per condividere online la propria vita. Per rendere possibile tutto ciò, abbiamo fatto del nostro meglio per mettere a vostra disposizione gli strumenti necessari a condividere e controllare le vostre informazioni. La prima versione di Facebook, lanciata cinque anni fa, conteneva già strumenti per controllare che cosa condividere e con quali persone, singoli o gruppi. Il nostro lavoro in questa direzione continua ancora oggi».

Sono queste le parole che accolgono oggi gli utenti di Facebook sul social network. La firma è quella di Mark Zuckerberg, fondatore del servizio, il quale ha utilizzato lo spazio disponibile per pubblicare una lettera aperta che preannuncia tutta una serie di modifiche in arrivo:

«L’attuale modello di privacy di Facebook, che gravita intorno alle “reti” – comunità scolastiche, aziendali o geografiche – funzionava bene quando Facebook era utilizzato principalmente da studenti, perché era ragionevole pensare che uno studente volesse condividere contenuti con i propri compagni. Con il tempo, gli utenti ci hanno chiesto di aggiungere reti aziendali e geografiche, tanto che oggi esistono reti che coprono intere nazioni, come l’India e la Cina. Con la crescita della base di utenti di Facebook, alcune reti geografiche contano oggi milioni di membri. Con reti così vaste, siamo giunti alla conclusione che il modello attuale non sia più il modo migliore per consentire agli utenti di controllare la propria privacy. Considerato che quasi il 50% di tutti gli utenti di Facebook è membro di reti geografiche, questo è per noi un argomento di estrema importanza. Un sistema migliore consentirebbe quindi a oltre 100 milioni di persone di avere un maggiore controllo sulle proprie informazioni».

Cambia la natura, cambiano le regole. La lettera di Zuckerberg giunge con questo specifico scopo: pre-allertare ognuno dei 350 milioni di utenti, così che possano prepararsi al cambiamento e prestare attenzione ai nuovi parametri che verranno utilizzati per la tutela della privacy dei singoli (sulla base della nuova policy da breve in vigore):

«Il nostro piano prevede l’eliminazione delle reti geografiche e la creazione di un modello semplificato per il controllo della privacy, dove ciascuno può decidere a chi rendere disponibili i contenuti: esclusivamente agli amici, agli amici degli amici, o a tutti gli utenti. Questo cambiamento risponde a un’esigenza che molti di voi hanno espresso – la capacità di controllare chi può visualizzare ogni singola informazione creata o caricata dagli utenti. Contemporaneamente realizziamo un altro desiderio: rendere più semplice la pagina delle impostazioni sulla privacy, attraverso la combinazione di alcune impostazioni. Se volete saperne di più, abbiamo cominciato a discutere di questo progetto nel luglio scorso. Dato che l’aggiornamento eliminerà le reti geografiche e introdurrà nuove impostazioni, nelle prossime settimane vi chiederemo di esaminare e aggiornare le vostre impostazioni sulla privacy. Visualizzerete un messaggio che spiegherà i cambiamenti e vi porterà alla pagina dove potrete aggiornare le impostazioni. Una volta terminato l’aggiornamento, verrete reindirizzati su una pagina di conferma perché possiate verificare di aver scelto le impostazioni desiderate. Come sempre, avrete comunque la possibilità di modificarle in qualsiasi momento».

E infine la chiosa, con il ringraziamento per l’abbattimento dell’ennesima soglia numerica utile a quantificare la crescita di un fenomeno assoluto che sta permeando la rete a livello planetario:

«Abbiamo lavorato con impegno per offrirvi le funzioni di controllo che meglio rispondono alle vostre esigenze, nella consapevolezza che queste ultime variano da persona a persona. Vi suggeriremo nuove impostazioni basandoci sul vostro attuale livello di privacy, ma il modo migliore per trovare quelle più adatte a voi è prendere visione di tutte le opzioni a disposizione e personalizzarle. Vi consiglio di farlo e di valutare attentamente con chi volete condividere i vostri contenuti online. Grazie per aver contribuito a fare di Facebook quello che è oggi e per collaborare a rendere il mondo più aperto e connesso».

14 ottobre 2009

Ordini per telefono: si può richiedere la registrazione

Filed under: Telefonia — Luca Rosati @ 00:42
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La registrazione di un colloquio telefonico che comporta l’attivazione di un nuovo servizio commerciale deve essere resa disponibile all’interessato che ne faccia richiesta: non è sufficiente che l’azienda gli fornisca la trascrizione dei contenuti della conversazione.

Lo ha stabilito il Garante privacy (con un provvedimento di cui è stato relatore Giuseppe Fortunato) accogliendo il ricorso di un consumatore che contestava l’attivazione di un contratto da parte di un gestore telefonico attraverso la prassi del “verbal ordering”, ovvero la chiamata con la quale avrebbe aderito ad una proposta commerciale. Il ricorrente aveva chiesto alla società telefonica una copia della registrazione del colloquio. Il gestore aveva fornito all’interessato solo una sintesi scritta dei contenuti di quella telefonata. Insoddisfatto del riscontro ottenuto l’utente si era rivolto all’Autorità.

Nel dare ragione al ricorrente il Garante ha precisato che anche suoni ed immagini costituiscono dati personali rispetto ai quali gli interessati possono far valere i diritti loro riconosciuti dalla normativa in materia di privacy. Il diritto di accesso ai dati personali contenuti nel “verbal ordering” non può, dunque, ritenersi pienamente soddisfatto dalla trasposizione fornita dall’azienda, in quanto solo la registrazione consente di accedere al dato vocale. L’Autorità ha quindi ordinato al gestore di mettere a disposizione del ricorrente la registrazione del colloquio telefonico.

Tutelare i propri diritti – ha dichiarato il relatore Giuseppe Fortunato – significa anche essere garantito rispetto alle proprie parole dette che restano proprie anche se in possesso altrui“.

Fonte: Telefonino.net

8 ottobre 2009

Internet: navigatori spiati per 7 anni, registrata ogni visita a qualunque sito

Filed under: Internet — Luca Rosati @ 17:20
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La privacy? Dice un dirigente dell’autorità garante: “Chiunque tra il 2001 e l’inizio del 2008 abbia usato la rete internet deve sapere che tre tra i maggiori fornitori di accesso del paese (Telecom Italia, Vodafone e H3g) tre compagnie di telecomunicazione, hanno registrato tutto il traffico di quegli anni. Non tutti lo facevano con la stessa profondità, e lo abbiamo specificato nei nostri provvedimenti del 17 gennaio 2008. Non è nemmeno detto che lo abbiano fatto in modo continuo dal primo all’ultimo giorno. Però quella raccolta di dati avveniva e il pretesto era che bisognava tenersi pronti per rispondere alle richieste dell’autorità giudiziaria. Il punto è che raccogliere i dati personali in quel modo e con quella rozzezza espone gli stessi investigatori ad errori e valutazioni sbagliate“. Continua a leggere su la Repubblica.it

21 settembre 2009

Facebook, addio pubblicità occhiuta

Filed under: Internet — Luca Rosati @ 22:49
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Roma – Facebook ha ceduto: il suo tanto criticato sistema di pubblicità personalizzata verrà smantellato definitivamente, chiudendo così la class action intrapresa dai 20 cittadini del Texas contro i cosiddetti beacon. Nel momento in cui l’accordo verrà approvato da una corte californiana, pare che il social network si impegnerà nello stanziamento di circa 10 milioni di dollari per mettere in piedi una fondazione indipendente che “investa in progetti ed iniziative volte a promuovere la privacy e la sicurezza online”. Continua a leggere su Punto Informatico

4 agosto 2008

La Cina spierà i giornalisti anche in hotel, per Google la privacy assoluta non esiste, MySpace Music potenziato da Amazon

Filed under: Informatica,Internet — Luca Rosati @ 18:38
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La Cina spierà i giornalisti anche in hotel
Sono molto pesanti le accuse lanciate dal senatore degli Stati Uniti Sam Brownback, secondo il quale il governo di Pechino avrebbe approntato un sistema di controllo negli hotel per verificare le azioni compiute in Rete dai giornalisti delle Olimpiadi

La privacy assoluta non esiste, parola di Google
Nel mondo ipertecnologico dei giorni nostri, una privacy completa e incondizionata non può più esistere. Con questa tesi difensiva, Google cerca di chiudere una causa legale intentata da due coniugi per aver mostrato la loro abitazione su StreetView

MySpace Music arriva potenziato da Amazon
Vedrà la luce a settembre il servizio di vendita di brani musicali attraverso il social network da 100 milioni di utenti. Amazon aiuterà MySpace a vendere musica da 3 delle principali etichette oltre a merchandising ed elementi correlati

7 Maggio 2008

Redditi online illegittimi per il Garante

Filed under: Internet — Luca Rosati @ 17:28
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Per il Garante della privacy la diffusione online dei dati sulle dichiarazioni dei redditi è da considerarsi del tutto illegittima. Mettendo sul Web i dati, l’Agenzia delle Entrate avrebbe esposto la privacy dei contribuenti italiani a numerosi pericoli.

Per saperne di più potete leggere questa pagina.

23 gennaio 2008

Gli indirizzi IP saranno dati personali?

Filed under: Informatica,Internet — Luca Rosati @ 15:25
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Nel corso della giornata di ieri si è tenuto un dibattito presso il Comitato Europeo per le Libertà Civili in merito alla possibilità di considerare gli indirizzi IP come dati personali, ed in modo particolare comprendendoli nella categoria dei dati comuni, ovvero come elementi in grado di poter identificare univocamente una persona fisica.

Un quadro normativo che fornisca un qualche tipo di protezione legale agli indirizzi IP potrebbe sollevare non pochi problemi per realtà come Google che, assieme alle enormi moli di dati che si trova costantemente a maneggiare, conserva anche gli indirizzi IP delle macchine con cui viene a contatto. La rilevazione e la conservazione degli indirizzi IP consente a Google di poter, ad esempio, contenere il fenomeno del click fraud in ambito pubblicitario, oppure di poter identificare la provenienza geografica dei visitatori.

La questione è comunque abbastanza complessa. In termini formali un indirizzo IP non può essere ricondotto in modo certo ed inoppugnabile ad una persona fisica, ma solamente ad un sistema: è possibile stabilire a quale computer esso è legato, ma non quale persona fosse seduta dinnanzi a quel computer.

Il confronto sugli indirizzi IP si è però rapidamente spostato sulla vicenda della fusione di Google e DoubleClick, attualmente al vaglio proprio della Commissione Europea. Il responsabile legale di Google, Peter Fleischer, a tal proposito ha commentato: “Dipende dalla fiducia. Se gli utenti non hanno fiducia in noi, non useranno i nostri servizi. E gli utenti non hanno fiducia se non ci impegnamo a proteggere la loro privacy”.

Carlos Coelho, membro del gruppo parlamentare EPP-ED, ha tuttavia obiettato che “la fiducia tra un utente e un fornitore di servizi online non può esistere in una situazione di monopolio, e che l’acquisizione di Doubleclick da parte di Google darà vita ad una situazione di monopolio“. Nel caso in cui questo punto di vista venga condiviso da altri, è verosimile supporre la stesura di leggi particolarmente restrittive in materia di privacy e protezione dei dati.

Quest’ultima eventualità è spalleggata da una delle più influenti figure in ambito di protezione dei dati, il commissario tedesco Peter Scharr, il quale sostiene che gli indirizzi IP devono essere ritenuti dati personali nelle situazioni in cui possono essere impiegati per identificare qualcuno. Questa presa di posizione potrebbe torvare terreno fertile in Europa: nel caso ciò dovesse avvenire difficilmente verrà impedita la raccolta degli indirizzi IP, quanto piuttosto la realizzazione di un database con particolari misure di sicurezza e severe restrizioni per l’accesso.

Fonte: Hardware Upgrade

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